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Il triangolo drammatico

Vittima, Salvatore o Persecutore? Il triangolo drammatico aiuta a comprendere come nasce e si sviluppa una relazione “non autentica”.

triangolo drammaticoVi trovate in una relazione (con un partner, un parente, un amico, un collega…) caratterizzata da continui litigi e ripicche, o semplicemente provate la sensazione che ci sia qualcosa di “sbagliato” e profondamente insoddisfacente? Uno strumento che può essere utile ad analizzarla e a trovare il modo di risolverla è il triangolo drammatico, ideato da Stephen Karpman (allievo di Eric Berne, il fondatore dell’Analisi transazionale). Si tratta di un triangolo rovesciato ai cui vertici si trovano i tre possibili ruoli ricoperti dai due membri della relazione: Salvatore, Persecutore o Vittima. Secondo Karpman il “dramma” si consuma quando qualcuno passa da un ruolo a un altro, costringendo il proprio interlocutore a fare altrettanto.
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Il copione di vita

Il copione è uno strumento usato in Analisi Transazionale per comprendere l’origine di comportamenti ripetitivi e disfunzionali di cui spesso non siamo consapevoli.

sara ricciardelli copione martaerba.itProprio come nei film, ciascuno di noi nella vita recita – in genere inconsapevolmente – un proprio copione.
Secondo Eric Berne, il copione si basa su decisioni prese per lo più da bambini. Sulla base di quello che avviene nei nostri primi anni di vita, o che dicono o fanno i nostri genitori, elaboriamo alcune convinzioni su di noi, sugli altri e sul mondo circostante che permangono tutta la vita, a meno che non intervengano fattori a modificarle.

In pratica, elaborando un proprio copione, ciascuno di noi da bambino programma il corso della sua vita successiva, compreso il tipo di relazione che allaccerà con gli altri, gli obiettivi che si porrà e i sentimenti che i vari eventi gli susciteranno. Il copione determina cioè il corso dell’esistenza, le crisi, le decisioni future.

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L’okness: tutti nasciamo principi

Io sono ok, gli altri sono ok: l’okness, concetto chiave in analisi transazionale, aiuta a stare bene con se stessi e con gli altri.

okness

L’okness (pronuncia: ocheiness) si può riassumere nell’affermazione: per me va bene essere me stesso, e va bene che tu sia te stesso. Che significa: può darsi che non accetti quello che fai, ma accetto sempre quello che sei.

Eric Berne diceva che ogni essere umano nasce principe o principessa,  ma a volte non utilizza pienamente le sue potenzialità e, come nella famosa fiaba, può trasformarsi in ranocchio. La sua posizione, dunque, era profondamente diversa da quella della psichiatria tradizionale, che tende a dividere le persone in “sani” e “malati”. Per Berne era importante riuscire sempre a vedere negli altri, e in noi stessi, quel principe o quella principessa originari.

L’espressione popolare “io sono ok, tu sei ok”, con cui spesso si riassume l’okness, implica un’accettazione reale e profonda di sé e degli altri, ed è considerato un atteggiamento sano, che aiuta il clima interpersonale e permette una relazione autentica.

Il concetto di okness descrive anche l’atmosfera della psicoterapia, e sottolinea anche la “competenza” che ciascuno di noi possiede nel prendere decisioni su di sé e sulla propria vita.