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Intervista ad Angelique Del Rey

I sistemi di valutazione usati a scuola o sui luoghi di lavoro introducono una tirannia inedita, di cui diventiamo tutti inconsapevolmente schiavi. Il parere della filosofa francese Angelique Del Rey

La meritocrazia? Non è necessariamente un bene. Soprattutto se diventa il pretesto per alimentare il clima di competizione nelle scuole e sui posti di lavoro o per introdurre sistemi di valutazione che si dichiarano “oggettivi” ma che non possono esserlo. È quanto sostiene la filosofa francese Angelique Del Rey nel libro La tirannia della valutazione (editore Elèuthera). La Del Rey, che insegna in una scuola alla periferia di Parigi, è partita osservando gli effetti deleteri dei nuovi criteri valutativi sui suoi allievi. Rispecchiano, dice, una società che non si avvia affatto a diventare più efficiente e meritocratica, ma se mai più individualista, standardizzata e “malata”. L’abbiamo intervistata mentre era ospite al Festival della mente di Sarzana 2018. Continua a leggere

Saggezza orientale

Il pensiero orientale (così diverso dal nostro) prende origini dagli insegnamenti di quattro grandi personalità, vissute nello stesso periodo storico: Confucio, Buddha, Laozi e Sunzi.


Yin_yangCirca 2500 anni fa accadde qualcosa di straordinario: tra il VI e il III secolo a.C, un’epoca che il filosofo Karl Jaspers ha battezzato “periodo assiale”, in tutto il mondo gli uomini cominciarono a porsi domande radicali sull’esistenza. Lo fecero in Grecia filosofi come Eraclito, Socrate e Platone, ponendo le basi della cultura occidentale. Lo fecero in Cina pensatori altrettanto brillanti, che alle stesse domande diedero però risposte diverse, sviluppando un altro modo di vedere il mondo. Tre nomi su tutti: Confucio, Laozi e Sunzi. Il pensiero orientale ha le sue radici nella commistione tra la dottrina morale del primo, la religione fondata dal secondo (il daoismo) e le strategie comportamentali suggerite dal terzo (nel celebre trattato
L’arte della guerra). Ma anche dalle intuizioni di un principe indiano che, nello stesso periodo chiave della storia dell’umanità, si dedicava alla meditazione: si chiamava Siddhārtha Gautama, ed è oggi meglio conosciuto come il Buddha, l’illuminato. Continua a leggere

Paradossi famosi

Da Zenone a Epimenide: i paradossi più noti dell’antichità (e non).

zenone di elea* I paradossi di Zenone (tramandati da Aristotele) dimostrano, usando gli strumenti della logica, l’impossibilità del moto e del pluralismo. Tra i primi uno dei più noti è quello di Achille e la tartaruga. In una gara di corsa Achille piè veloce concede alla tartaruga qualche centimetro di vantaggio alla partenza. A rigor di logica, secondo Zenone, Achille non potrebbe mai a raggiungerla poiché dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata raggiungendo una nuova posizione che la farà essere ancora in vantaggio. In pratica Achille non vince perché non riuscirà mai a colmare gli infiniti intervalli che compongono il vantaggio della tartaruga. Il paradosso è stato ripreso da molti autori, tra cui Lewis Carroll e Douglas Hofstadter (in Godel, Escher, Bach: un’eterna ghiranda brillante). Continua a leggere